"L'Inizio del Buio" - Walter Veltroni e Fabrizio Roncone

 

Il 9 settembre 2011, seconda giornata di Voci Fuori Campo 2011, si è aperto con l’intervista del giornalista del Corriere Fabrizio Roncone a Walter Veltroni su L’inizio del buio, ultimo lavoro letterario dell’ex sindaco di Roma.

Il 9 settembre 2011, seconda giornata di Voci Fuori Campo 2011, si è aperto con l’intervista del giornalista del Corriere Fabrizio Roncone a Walter Veltroni su L’inizio del buio, ultimo lavoro letterario dell’ex sindaco di Roma.

Il libro di Veltroni ripropone due storie di cronaca: la tragedia di Alfredino Rampi, bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano a Vermicino (Roma), e il rapimento di Roberto Peci, operaio antennista venticinquenne rapito dalle Brigate Rosse per punire il fratello, primo pentito dell’organizzazione terroristica.

«Questi due momenti rappresentarono un passaggio molto profondo dello stato d’animo degli italiani, che dopo quel giorno diventano più tristi», ha detto Veltroni in piazzetta Pellicani. «Quel giorno si rompe una paratia che fino ad allora era sempre esistita e un bambino di 6 anni diventa oggetto dell’emotività della vita pubblica collettiva. Si scopre che la morte fa ascolto e quindi profitto». 28 milioni e 600 mila italiani incollati alla diretta Tv, che durerà ininterrottamente per 18 ore, conobbero per la prima volta la «pornografia del dolore. È l’inizio di Avetrana, di Garlasco, della barbarie della Tv».
La telecamera è il grande punto in comune con l’altra tragedia del 10 giugno 1981, il rapimento di Peci, che scontò sulla propria persona la follia del terrorismo. Roberto Peci fu trucidato dalle Br dopo un processo sommario registrato in una videocassetta. Fino ad allora i rapimenti erano sempre stati raccontati con la fotografia. «Gli anni ’80 non furono per niente spensierati», ha detto Veltroni. «C’era il terrorismo. La generazione degli anni ’70 era quella degli innamorati: nulla ci lasciava indifferenti. Gli anni ’80 rappresentarono esattamente il contrario: gli anni dell’indifferenza, in cui tutto era possibile. Inizia l’egoismo di massa, il vicino diventa il nemico. Non a caso terminarono con Tangentopoli». «Questo Paese non ha bisogno di manovre, ma di riforme, di un disegno generale», ha concluso l’ex segretario del Partito Democratico, parlando dei giorni nostri. «Il dramma della politica italiana è aver trasformato il potere da mezzo a fine. È questo l’inizio della fine».
 
La sera dello stesso giorno è stata animata dallo scrittore veneziano Tiziano Scarpa (Premio Strega 2009), con le sue letture accompagnate dalla fantasia jazz del trombettista-filosofo Massimo Donà e del grande batterista Davide Regazzoni.
 
Insieme i tre hanno proposto al pubblico di Voci Fuori Campo il reading letterario-musicale "Le forme del fiato". Tra esperimenti artistici (come L’infinito di Leopardi recitato con un mix di parole e musica), e favole, il pubblico della piazzetta ha potuto godere della musicalità del trio jazz fusa con il monologare in rima di Scarpa. «Mai dare all’artista incoraggiamento: più è malmesso più il pubblico è contento. All’arte non dare mai supporto: il grande artista è sempre quello morto», ha concluso lo scrittore.