Fabio Amadi: La parte migliore di me

L'8 giugno 2011, presso l'auditorium di Villa Settembrini a Mestre, la Fondazione Pellicani ha presentato il libro di Fabio Amadi La parte migliore di me.
 
Insieme all'autore, hanno discusso del libro Sandro Simionato (vicesindaco di Venezia) e Don Dino Pistolato (presidente della Caritas di Venezia).
Erano presenti anche Maurizio Don (UILCEM), Ricardo Coletti (CGIL FILCEM), Massimo Meneghetti (CISL FEMCA).
 
… Era un operaio in una fabbrica chimica, ma la fabbrica ha chiuso; ha conosciuto l’entusiasmo del movimento sindacale e la sua omologazione alla politica; ha tentato di rifarsi una vita aprendo un bar, ma è andata male; la moglie se ne è andata; si è arreso ed è diventato un barbone. È negli inferi… Nel romanzo Mestre e Marghera non sono mai nominate. Le fabbriche del polo chimico forse definitivamente senza futuro (il caso Vinyls insegna), le panchine e i bar, le vetrine e i palazzi, la stazione ferroviaria sono anche Marghera e Mestre, ma sono anche tutte le altre città. La scrittura di Amadi è asciutta, l’indignazione, la rivolta, la solitudine, il freddo, il niente sono narrati attraverso i pensieri del protagonista, i suoi occhi, i suoi piedi, i suoi sensi, la sua pelle, il suo odore, la sua coscienza.
  Roberto Lamantea
 
Fabio Amadi nel suo romanzo non nomina mai Marghera. Ma è chiaro che la fabbrica chimica che ha lasciato a casa "Gianni", il protagonista della storia, era lì. Amadi non nomina neanche Venezia né Mestre, ma non è difficile intuire che "Osvaldo", il politico che casualmente incontra l’ex operaio caduto nella spirale dell’alcolismo fino a diventare un barbone, sia di queste parti. E forse, nel romanzo "La parte migliore di me", presentato dall’Editore Mauro Pagliai tra le novità al Salone del libro di Torino, le pagine più amare sono proprio quelle dell’incontro tra il clochard e il politico, compagni di lotte ai tempi in cui la fabbrica funzionava, ora distanti anni luce. Un ritratto impietoso della classe dirigente tutta, che porta Amadi a dedicare il libro «anche a quei politici, spero tanti, che non si riconoscono in "Osvaldo"».
  Alda Vanzan
 
Scarti umani”, “rottami della società”, “sporchi fantasmi che girano a vuoto”: dietro le definizioni dure e immediate di Fabio Amadi si nasconde un’umanità varia e dolente che troppo spesso, in questo tempo frenetico e veloce, è dimenticata, lasciata ai margini, abbandonata a se stessa. Eppure tra le pieghe delle nostre società, che nonostante la crisi attuale, così diffusa e profonda, restano comunque a buon titolo società “del benessere”, ci sono una miriade di esistenze che disegnano traiettorie tanto invisibili quanto dolorose. Esistenze di cui sono in pochi ad accorgersi e ancora in meno a preoccuparsi, perché i sentimenti che prevalgono tra le persone sono il disinteresse e la paura – “paura di fermarsi”, “paura di mescolarsi”, come scrive l’autore. Esistenze simili a quella tratteggiata in queste pagine, condotte “di città in città”, in un “girare a vuoto” fatto di “tempo senza tempo”.
  Walter Veltroni