Gianni De Michelis - Abstract delle Interviste

Gianni De Michelis cominciò ad interessarsi di politica fin da adolescente: dopo una prima attrazione per il Movimento Sociale Italiano si orientò verso l’area radicale. Un ruolo importante per la sua formazione fu svolto dal quotidiano “Il giorno” di Gaetano Baldacci e dal settimanale “L’Espresso” di Arrigo Benedetti, ma l’occasione che lo spinse a iscriversi al partito socialista furono le reazioni politiche contro il governo Tambroni e l’indignazione per i morti di Reggio Emilia nel luglio del 1960.

Incaricato dagli studenti universitari di testimoniare la scelta antifascista di Venezia fece il suo primo discorso pubblico in Riva dei Sette Martiri, la sera stessa si iscrisse nella sezione del PSI in campo San Barnaba che era dominata dalla sinistra.

Nei primi anni sessanta iniziò la sua carriera politica all’interno dell’UGI, dove all’interno dell’università di Padova e di Venezia si era costituito il ROSO - acronimo di Rapporto Organico Studenti Operai.

Con la scissione del PSIUP uscì dal PSI la componente di sinistra e nel congresso del 1964 De Michelis con un ristretto gruppo di giovani fondarono la corrente “lombardiana”. Tra il 1967 e il 1974 il gruppo lavorò politicamente per attrarre nel partito socialista le maestranze operaie di Porto Marghera, conseguendo l’importante risultato di ottenere per il PSI la maggioranza all’interno del Consiglio di fabbrica del Petrolchimico.

Il suo attivismo su questo fronte aiutò De Michelis ad avere una visione concreta dei problemi della realtà produttiva e della fabbrica, un patrimonio di conoscenze che gli fu utile quando nel 1980 divenne Ministro delle Partecipazioni Statali. Nel 1969 fu assessore all’Urbanistica nella giunta Favaretto Fisca, assumendo sulla questione una posizione più innovativa e cercando il dialogo con l’opposizione comunista.

Con la sinistra democristiana ebbe un confronto politico molto positivo, fu in queste circostanze che maturarono gli accordi sui piani particolareggiati, strumenti attuativi del piano regolatore per Venezia, nel 1974 e la Legge Speciale del 1973 fu discussa in un clima di convergenza tra le maggiori forze politiche.

Nel 1975 cambiarono le alleanze: il PSI decise di costruire una maggioranza con un PCI veneziano che aveva superato l’operaismo che lo aveva caratterizzato negli anni sessanta e nei primi anni settanta, e si stava orientando verso una linea riformista il cui leader era Pellicani.

Oggi De Michelis si rammarica di aver anteposto in quella occasione gli interessi del partito al bene della città, avendo allora imposto come sindaco il socialista Mario Rigo invece del comunista Gianni Pellicani.

De Michelis, nonostante gli incarichi assunti a livello nazionale, seguì le vicende della prima giunta “rossa” attraverso gli assessori lombardiani. L’antagonismo con il PCI si manifestò soprattutto verso la fine degli anni ottanta sul progetto dell’Expo a Venezia, che fu sconfitta da un’alleanza tra comunisti e repubblicani, in una battaglia che ha fatto forse perdere alla città una importante occasione e che ha lasciato lo spazio a un leader come Massimo Cacciari.